Quando l’eccesso di peli non è solo un problema estetico


L’irsutismo è definito come l’eccesso di peli terminali con un pattern di disposizione maschile nei soggetti di sesso femminile. La crescita del pelo dipende dagli ormoni maschili, o androgeni; in particolare, le interazioni tra i livelli nel sangue di questi ormoni e la sensibilità locale del bulbo pilifero determinano la presenza e la disposizione dei peli corporei.

La principale causa di irsutismo è un eccesso di androgeni (iperandrogenismo, > 80% dei casi), che a sua volta è nella maggior parte dei casi dovuta alla sindrome dell’ovaio policistico (detta PCOs).

Ne abbiamo parlato con il dottor Alberto Stefano Tresoldi, Endocrinologo (sedi di Rozzano, Castellanza e Humanitas Medical Care Arese, Milano Premuda e Trezzo sull’Adda), e con la dottoressa Elisabetta Macorsini, Nutrizionista (sedi di Rozzano, Castellanza e Humanitas Medical Care Arese, Milano Premuda e Varese).

Che cos’è la sindrome dell’ovaio policistico?

La sindrome dell’ovaio policistico è una complessa condizione riproduttiva, metabolica e psicologica che interessa la salute e la qualità della vita della donna.

“Le principali caratteristiche di questa condizione sono le alterazioni della ciclicità mestruale (con ridotta o assente ovulazione, che condiziona quindi un quadro di infertilità) e l’iperandrogenismo – ha spiegato il dottore – riscontrabile clinicamente o agli esami del sangue nel 78% delle donne affette da PCOs. Si tratta della principale causa di infertilità anovulatoria (70% dei casi), e il 90% delle donne con oligomenorrea (ridotta frequenza o assenza dei cicli mestruali) presenta tale sindrome”.

I problemi legati a questa sindrome non sono, però, solo di stampo riproduttivo: “sono ormai ben note le conseguenze metaboliche associate a questa condizione, che a differenza di quelle riproduttive caratterizzano l’intera vita della paziente”, ha detto Tresoldi. “Queste sono legate ad una condizione chiamata insulino-resistenza, un quadro in cui l’insulina non riesce ad agire correttamente e sono quindi necessari livelli più alti di questo ormone nel sangue per il suo corretto effetto biologico. L’insulina alta aumenta i livelli di ormoni androgeni, peggiorando anche i sintomi riproduttivi della sindrome già citati”.

La diagnosi

Gli ultimi studi ci dicono che ne soffre circa una donna su 10 nella popolazione generale, sebbene in molte di queste donne non venga mai effettuata questa diagnosi nel corso della vita. “Quella di PCOs è però una diagnosi di esclusione, in quanto altre condizioni endocrinologiche (malattie tiroidee, iperprolattinemia, sindrome di Cushing, iperplasia surrenalica congenita, tumori androgeno secernenti), possono manifestarsi con un quadro clinico simile”, ha chiarito il medico.

“È quindi necessario un corretto inquadramento dal punto di vista endocrinologico delle pazienti che si presentano con un quadro di irsutismo o di alterazioni del ciclo mestruale, per garantire una corretta gestione terapeutica”. Inoltre, al momento della diagnosi, è necessario identificare, la tipologia di sindrome di ovaio policistico (che può essere a seconda delle caratteristiche cliniche classica, completa, ovulatoria, normoandrogenica), per una corretta terapia.

Le cure

“Le evidenze scientifiche sottolineano come un corretto regime alimentare e un’attività fisica costante e regolare svolgono un ruolo importante nella gestione dei sintomi legati alla sindrome: i cambiamenti dello stile di vita sono quindi consigliati come terapia di prima linea per tutte le pazienti affette da PCOs”, ha detto la dottoressa Macorsini.

Secondo le linee guida della Endocrine Society (pubblicate nel 2013), ad esempio, la perdita di peso permette di migliorare sia i sintomi legati all’eccesso di androgeni (irsutismo, irregolarità mestruali, infertilità) che di ridurre i fattori di rischio cardiometabolici. “È sufficiente una perdita di peso di appena il 5-10% per andare a migliorare questi sintomi. È inoltre fondamentale instaurare un piano alimentare ad indice glicemico controllato nelle pazienti, proprio per l’associazione della sindrome con un quadro di insulino-resistenza. Da qui la necessità di una gestione di queste pazienti anche dal punto di vista nutrizionistico”, ricorda Macorsini.

Al regime alimentare serve sempre associare una regolare attività fisica di tipo aerobico, a bassa intensità e lunga durata (come la corsa, la camminata, il nuoto), che migliora notevolmente la risposta dei tessuti all’insulina andando quindi anche a migliorare il quadro ovarico. Le raccomandazioni generali sono di effettuare alla settimana almeno 150 minuti di esercizio o 75 minuti di esercizio vigoroso.

Infine, oltre ad un corretto stile di vita, esistono dei trattamenti specifici volti alla gestione della PCOs: “essendo diversi i sintomi e le problematiche legate a questa condizione, diversi trattamenti sono disponibili a seconda di quale sia il principale problema che la paziente intende affrontare (irregolarità mestruali, irsutismo, infertilità). E’ quindi necessaria una gestione condivisa di tale sindrome tra diversi specialisti (endocrinologo, ginecologo, dermatologo)”, ha aggiunto il dottor Tresoldi.

Alcuni consigli pratici, da seguire ogni giorno:

  • Rendi il tuo stile di vita più attivo, abbandona la sedentarietà! Vai al lavoro a piedi, in bicicletta o parcheggia lontano; se puoi evita l’uso dell’ascensore e fai le scale a piedi
  • Non fumare! Il fumo rappresenta un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare oltre ad essere dannoso per le ovaie.
  • Se hai molta fame tra un pasto e l’altro è possibile programmare uno o due spuntini al giorno, strutturati in modo tale da non apportare eccessive quantità di zuccheri semplici e garantire un apporto proteico. Alcuni esempi: uno yogurt bianco magro accompagnato da due cucchiai di cereali integrali da colazione oppure un piccolo panino integrale (20-30g) farcito con 30g di affettato magro (prosciutto cotto o crudo sgrassati o bresaola).

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